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Progetto VELASCO. La Valutazione del profilo individuale dell’Atleta come fulcro della preparazione fisica nel volley femminile giovanile. Parte 1
Authors: Franchini Michela., Denoth Francesca., Salvadori Gioele., Trotta Luca., Santarelli Giovanni.
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Introduzione. Così come la medicina si sta orientando sempre più verso l’approccio personalizzato, si ritiene che anche in ambito sportivo giovanile debbano essere poste in essere azioni preventive strutturate sulla base del profilo individuale di ciascun atleta, con l’obiettivo di potenziarne le capacità coordinative e condizionali nella fase di preparazione atletica e di limitare il rischio di infortunio. Il progetto VELASCO si configura come uno studio pilota per individuare un set di informazioni minime che risultino rilevanti nella definizione di percorsi di preparazione fisica personalizzati e nel monitoraggio dell’efficacia degli stessi.
Metodi. Il progetto ha coinvolto un campione opportunistico di 15 atlete, nate fra il 2008 e il 2009, appartenenti ad una squadra di volley giovanile. Lo studio ha previsto la somministrazione ai genitori delle atlete di un questionario strutturato ad hoc con l’obiettivo di ottenere informazioni preliminari relative ad eventuali perturbazioni dei recettori tonico posturali (podalico, sistema oculare, stomatognatico, vestibolare) e per effettuare una prima anamnesi delle ragazze (dolori ricorrenti, infortuni pregressi, condizioni di fatica muscolare e contratture frequenti), completata successivamente durante la visita posturale.
Attraverso il questionario, inoltre, sono state indagate quelle caratteristiche psicologiche ritenute maggiormente correlate con stati muscolo tensivi e la compatibilità delle abitudini alimentari delle ragazze con un quadro di corretto apporto nutrizionale, in accordo con i principi della dieta mediterranea. La composizione corporea delle atlete è stata valutata utilizzando il rapporto fra circonferenza vita ed altezza (WtHR - Waist to Height Ratio).
Le atlete sono state sottoposte a 2 valutazioni (baseline e intermedia): alla visita posturale iniziale sono seguite due valutazioni strumentali condotte utilizzando (a) pedana stabilometrica per la valutazione della stabilità posturale, (b) kit per l’esecuzione del protocollo Functional Movement Screen – FMS orientato alla valutazione delle limitazioni funzionali e delle asimmetrie e (c) sistema Optojump per la valutazione delle capacità condizionali e coordinative dell’atleta durante l’esecuzione di un Counter Movement Jump.
Risultati. I risultati descritti sono relativi al confronto fra le caratteristiche posturali desunte dalla visita iniziale e dal questionario anamnestico e i valori strumentai rilevati al baseline. La relazione fra WtHR e abitudini alimentari risulta non statisticamente significativa, anche considerando la classe di appartenenza rispetto al valore mediano dell’età. Questo risultato sembra suggerire che le differenze in termini di massa corporea possano dipendere da fattori indipendenti dal corretto intake nutrizionale come, ad esempio, il fisiologico sviluppo della massa muscolare a discapito di quella grassa, correlato al progredire dell’età.
In relazione all’identificazione di un profilo posturale specifico, i risultati del progetto VELASCO sembrano confermare la relazione fra alcuni parametri stabilometrici e posturometrici e i paramorfismi relativi al dorso ed evidenziare la presenza di compensi più o meno marcati nell’esecuzione di alcuni movimenti funzionali nelle atlete con paramorfismi rispetto alle altre.
In particolare la quota di atlete che presenta perturbazioni ad uno o più recettori del Sistema Tonico Posturale è piuttosto elevata, così come quella delle atlete che manifestano segni paramorfici più o meno marcati, soprattutto relativamente alla riduzione/aumento delle frecce cervicale e lombare (rispettivamente 60% e 56,6%), alla presenza di salienza scoliotica di varia entità (66,7%) e di bascule sia in inclinazione (86,7%) che rotazione (66,7%).
La quota complessiva di atlete con evidenti segni di rigidità della catena posteriore è rilevante (60%); altrettanto interessante è la prevalenza di contratture dichiarate dai genitori (46,7%), principalmente a carico della zona lombare e delle spalle. Il 40% delle atlete manifesta anche blocco scapolo omerale compreso fra i 30 e i 40 gradi.
Confrontando le evidenze emerse dalla visita con i valori stabilometrici rilevati attraverso l’uso della pedana, si evidenziano alcune relazioni statisticamente significative: (a) tendenza alla maggiore anteriorizzazione del baricentro fra le atlete con marcata rigidità rispetto a quelle con catena posteriore normoestesa, (b) minore lateralizzazione verso destra dell’escursione massima del baricentro (BXmax) e riduzione della varianza di oscillazione sul piano frontale (VarX) nelle atlete che presentano evidenza di salienza scoliotica più o meno marcata. Nelle stesse atlete si rileva anche una tendenza ad una minore velocità di oscillazione (V), variazione della velocità di oscillazione (VARVEL), dimensione dell’area (AR) e della lunghezza del percorso (PR) relativo al gomitolo posturale. L’analisi dell’indice di Romberg posturale, calcolato sia in relazione all’area del gomitolo posturale (AR) che alla lunghezza del percorso (PR), ha mostrato una tendenza più o meno marcata fra le atlete nell’utilizzo della vista per il controllo della postura ortostatica: fra le ragazze che utilizzano lenti correttive e tra quelle con difetti di convergenza o con deficit di propriocezione, la vista sembra influenzare maggiormente la capacità di equilibrio.
Conclusioni. Nonostante le limitazioni insite in un progetto pilota non consentano la validazione di questo modello con una sufficiente evidenza statistica, i risultati ottenuti sono comunque già di per sé sufficienti per promuovere una cultura dell’approccio sistemico al giovane atleta.